Tamagotchi

Ricordate il Tamagotchi? Il gioco che spopolò in tutto il mondo negli anni Novanta e Duemila: una console in miniatura a forma di piccolo uovo con tre pulsanti, sul cui schermino appariva un animaletto – il virtual pet – che andava costantemente nutrito e intrattenuto, e di cui bisognava pulire le feci virtuali, pena la morte. Da bambino non conoscevo la differenza tra AM e PM, e per questo passai diverse notti insonni a vegliare sulla bestiolina digitale. Fu così che fortunatamente smisi di usarlo per sempre.

Vale la pena ricordare che i creatori del Tamagotchi vinsero nel 1997 il premio Ig Nobel per l’economia «per aver dirottato le ore lavorative di milioni di persone nell’allevamento di animaletti virtuali».
Capaci di generare una dipendenza clamorosa, furono sostanzialmente sostituiti dalla loro evoluzione diretta, ossia altri oggetti con pulsanti e schermo chiamati volgarmente “Smartphone”, simulatori di vita in cui l’animaletto virtuale di cui prendersi cura è… il giocatore stesso.

A guardarlo bene, possiamo dire che il Tamagotchi fu un allenamento di massa a quella simulazione esistenziale che caratterizza oggi le nostre giornate.

Passiamo gran parte del nostro tempo a curare mostri virtuali a cui diamo sostanza attraverso la nostra attenzione: i profili che gestiamo e guardiamo ogni giorno sono l’evoluzione diretta e condivisa di quella simulazione, con la differenza che quelli dentro la cornice siamo noi, a contatto con altri umani-Tamagotchi.

Vale veramente la pena tutto ciò ?

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Low Living – High Thinking

E’ un principio molto basilare, che mi piace sviluppare nella vita quotidiana, “Lasciare la testa libera di volare alto”, soprattutto architettando nuove soluzioni, nuove idee, nuove tecniche che poi devono essere calate a terra (Low Living).

Thinking is the hardest work there is, which is the probable reason why so few engage in it.

Henry Ford

I cinque principi dell’High Thinking:
– Smart
– Intelligent
– Brilliant
– Genius
and Simple

Tutto quello che è necessario fare è credere nei propri pensieri ed emozioni. Il “Pensiero alto” non è in realtà un vero è proprio “fare” ma è piuttosto un’attenzione costante nell’accorgersi delle cose, dei cambiamenti.

Come nella società, anche nel business, è necessario evolvere in qualità, innovazione e strategie di obiettivo per effettuare un cambiamento sostenibile in un evoluzione dell’umanità.

E’ necessaria la volontà di porre degli obiettivi diversi per migliorare l’economia, la percezione, le strategie, le competenze e lo stile di vita.

Forse stiamo imparando questo dall’era #coronavirus ?

Fabio.