La sindrome dell’impostore…

Nel percorso di ogni imprenditore arriva sempre un momento in cui ci si sente inadeguati. Interrogarsi sulle proprie competenze, sul proprio ruolo, sulle modalità di effettuare delle scelte, sugli errori organizzativi.


Cos’è la Sindrome dell’Impostore?
La “Sindrome dell’Impostore” fu coniata nel 1978 dalle psicologhe Pauline R. Clance e Suzanne A. Imes.
Si tratta di un fenomeno psicologico in cui le persone dubitano delle proprie capacità e vivono una paura persistente di essere smascherate come “frodi”. Nonostante comunque dei segni del successo, spesso l’imprenditore che si sente inadeguato attribuisce i successi alla fortuna e a fattori esterni, piuttosto che alla sua bravura.

L’idea di non essere sufficientemente preparato, di non saper affrontare i cambiamenti crea delle insicurezza che spesso diventano un vero problema nell’organizzazione del lavoro.

L’esigenza poi del mondo moderno di rispondere ad una serie di stimoli con efficacia, competenza e velocità mette ancora più sotto stress questa figura.

Dall’altro lato un po’ di insicurezza porta però a riconoscere i propri limiti, a fare maggiore attenzione, ad apprendere continuamente e a riconoscere i propri limiti facendosi aiutare da un management efficace in grado di contribuire positivamente all’organizzazione e alla gestione aziendale.

La sindrome dell’impostore può diventare quindi una sfida per la ricerca dell’eccellenza e bisogna smettere di paragonarsi a grandi casi di successo e invece cominciare a valorizzare e riconoscere le proprie strategie vincenti.

Liberarsi completamente della sindrome dell’impostore non è semplice, ma questi consigli potrebbero sicuramente aiutarti. Per prima cosa, può essere utile fare un inventario dei tuoi talenti, delle tue esperienze professionali, delle tue conoscenze e capacità, in modo da convincerti che sei definitivamente qualificato/a per il tuo lavoro o per un determinato ruolo. In questo modo, potresti renderti conto di quanto siano basse le probabilità che qualcuno possa accusarti di essere un imbroglione.

In questo senso, anche mentori e colleghi di lavoro possono aiutarti a far risaltare le tue capacità e qualità: non esitare a chiedere loro un feedback onesto e sincero sul tuo modo di lavorare, sulla comunicazione o sulla realizzazione dei tuoi progetti.

Nove competenze essenziali per avere successo in un mondo post-Covid19

I luoghi di lavoro non saranno gli stessi di prima, le aziende non tratteranno le procedure nella stessa maniera, un maggiore uso delle tecnologie dopo averne scoperto la reale utilità, un nuovo modo di relazionarsi con l’organizzazione e tutto il suo ecosistema dai più piccoli ai più grandi gruppi, dai clienti ai fornitori, dagli interni agli esterni. Una serie di dinamiche nuove che necessitano anche di sviluppare e adeguare competenze personali.

1. Leadership

E’ una persona in grado di guidare, condurre e dirigere un gruppo di persone. Senza ordini perentori ma coordinando le attività, definendo gli obiettivi, dando i compiti e le scadenze lasciando al team l’autonomia di portare avanti il lavoro in un clima di fiducia e condivisione dei processi e attività.
Un leader inoltre è in grado di valorizzare le potenzialità dei singoli e di far sì che tutto il gruppo evola per la crescita del singolo.
E’ importante abbia sempre un atteggiamento positivo o comunque sia in grado di trovare soluzioni nei momenti di crisi, deve saper inoltre gestire correttamente le emozioni.
Deve inoltre essere in grado di formare e trasmettere la conoscenza, perchè deve far si che le persone possano assumere maggiori responsabilità e diventare leader per se stessi ed il gruppo in prospettiva futura.

2. Intelligenza Emotiva

Capacità di comprendere le percezioni e le considerazioni dei comportamenti emotivi, anche non verbali, comprese le sensazioni corporee e la capacità di controllare le emozioni degli altri, di distinguerle tra di loro e di usare tali informazioni per guidare i propri pensieri e azioni. Motivazione, Empatia e Socialità sono tre delle componenti più evidenti dell’intelligenza emotiva.

3. Competenze Tecnologiche

Le competenze digitali sono un vasto insieme di abilità tecnologiche che consentono di individuare, valutare, utilizzare, condividere e creare contenuti utilizzando le tecnologie informatiche e Internet. Possono spaziare dalle competenze di base come l’uso del computer a quelle più specifiche ed evolute. Essendo il mondo della tecnologia in costante evoluzione, anche le competenze digitali cambiano continuamente e sono destinate a mutare con rapidità negli anni.

4. Competenze Digitali

Le competenze digitali di base sono le capacità di utilizzare con dimestichezza e spirito critico le tecnologie dell’informazione per il lavoro, il tempo libero e la comunicazione. Le linee di intervento definite nell’ambito delle competenze digitali di base hanno due obiettivi primari:

  • accesso e partecipazione alla gestione delle informazioni con una piena consapevolezza digitale;
  • conoscenza delle opportunità nell’utilizzo della rete e per la definizione delle esigenze digitali per il proprio lavoro.

5. Creatività

La creatività è un aspetto importante, in un mercato ormai molto attento agli aspetti di innovazione, presuppone l’armonizzazione tra intuizione e logica e la gestione di emozioni a volte contraddittorie. Normalmente si sviluppa attraverso situazioni di apprendimento aperte a più soluzioni, fondate sull’attivazione dell’immaginazione e dell’originalità.
E’ importante struttura un percorso che consenta di identificare le proprie capacità mettendo a profitto le risorse personali, imparando a giudicare la qualità e la pertinenza delle proprie scelte nell’ottica di acquisire maggiore autonomia e indipendenza.

6. Innovazione

L’innovazione richiede una mentalità che rifiuta la paura del fallimento e la sostituisce con la gioia di esplorare e di apprendere sperimentando. Eduard D. Hess

In sintesi… questa è la capacità di essere innovativi.
Le competenze innovative consentono una gestione moderna e all’avanguardia per far fronte alla concorrenza divenuta globale in un’ottica attenta non solo all’ottimizzazione dei processi, ma anche ai processi innovativi, alla modernizzazione delle relazioni che si sviluppano all’interno dell’azienda e nei suoi collegamenti con il mercato tramite strumenti più digitali.

7. Gestione dei dati

Acquisire, raccogliere, organizzare, elaborare e modellare i dati. Preparare e presentare i dati nei formati migliori ai fini dei processi decisionali e di problem-solving. Preparare i dati significa predisporli per l’analisi e comprende le attività di esplorazione, conversione e cleanup. È una fase cruciale del flusso di lavoro analitico tanto per gli analisti quanto per i data scientist.
Qualunque sia lo strumento usato, i data scientist devono conoscere le attività di preparazione dei dati e come si collegano ai flussi di lavoro dell’azienda.

8. Adattabilità

Il cambiamento è un dato di fatto nella vita di tutti noi. Viviamo costantemente grandi e piccoli cambiamenti, nella vita privata e nel nostro lavoro. E se questo principio è valido da sempre, oggi lo è più che mai. In particolare le aziende devono adattarsi alle dinamiche di un mercato che si modifica costantemente, aggiungendo ogni giorno nuove complessità da gestire. E così deve fare anche il personale.

9. Gestione crisi

In situazioni di particolare difficoltà e stimolo, è necessario gestire le crisi in modo da limitare al minimo i danni e trarre il massimo beneficio attraverso una chiara visione delle proprie responsabilità e ricorrendo ad una oculata strategia di comunicazione.
Saperlo fare non è banale e spesso richiede metodo e un processo decisionale preciso. E’ d’obbligo fornire una risposta corretta a informazioni incomplete. In ogni caso, la chiave di volta è sempre una: la comunicazione.

Per qualunque approfondimento su questi argomenti o per suggerimenti, scrivetemi!